Nicoletta Polliotto tornata a A Cibiamoci 2018 per raccontarci come diventare un ristorante digitale. Digital project manager con l’agenzia Muse Comunicazione. Autrice, esperta di food & restaurant marketing, conference speaker nel mondo Travel e Digital Food Marketing, docente e consulente, segue progetti digitali in tutta Italia. Ci indica la strada verso una necessaria ma fruttuosa trasformazione in locale ad alta vocazione digitale.
Nicoletta, da marketer conosci profondamente il panorama della ristorazione italiana. Quali sono le caratteristiche del settore che ti hanno appassionata così tanto da decidere di declinare il digitale proprio su di esso?
Buongiorno e grazie per la chiacchierata. Sono felice che mi abbiate coinvolto come “autorevole” conoscitrice di queste tematiche. La verità è che le frequento da tantissimi anni e ho consolidato spunti su quello che è il panorama per gli operatori di settore.
La ristorazione italiana sta andando bene, fa grandi numeri. Il consumo alimentare fuori casa continua a tenere, sta crescendo il Food Delivery e il Food eCommerce. In generale la ristorazione ha una prospettiva piuttosto brillante ma vedo anche delle insidie dietro l’angolo.
Ormai 4 utenti su 5 si informano online prima di scegliere un locale e prenotare. Molto spesso però questi dati e queste abitudini non sono prese in considerazione dalla ristorazione italiana.
C’è uno scarso indice di cultura digitale. Questo porta a difficoltà, a crescere con fatica. Ciò alimenta anche un alto tasso di mortalità: sono molte le aziende che aprono, sono molte di più quelle che chiudono. Forse la cultura, la consapevolezza, una maturità digitale potrebbero aiutare questi imprenditori a migliorare i propri risultati.
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Questo lo stato attuale. Ma nel prossimo futuro io vedo molta formazione e molta informazione per i ristoratori. Nel nostro piccolo la facciamo e la continueremo a fare con il blog Comunicazione nella Ristorazione, i gruppi su Linkedin, il nuovo gruppo su Facebook DFM – Brigata Ristoratori Intraprendenti, con conferenze e interventi come il nostro Cibiamoci Festival.
Il messaggio quindi è: informatevi, informatevi, informatevi! Cercate di costruire un percorso di formazione digitale personale e professionale.
Evidenzi spesso il percorso ancora lungo che il settore della ristorazione deve fare per cogliere davvero le opportunità del digitale. Se lo dovessi immaginare, come descriveresti il ristorante digitale? Quali caratteristiche e qualità dovrebbe avere?
Un ideale di ristorante digitale non si ottiene da una formula magica, la ricetta perfetta o 10 regole d’oro per un business di successo! E’ un approccio da cui il lavoro, mio e anche di Cibiamoci Festival, rifugge. Non c’è una panacea che vada bene per tutti.
Ci sono però delle buone pratiche che possono essere comuni e condivise e da cui un’attività oggi non può prescindere.
Prima di tutto ascoltare i propri clienti offline e anche online. Gli utenti che ti commentano, fanno dei post, ti scattano delle foto, fanno delle recensioni. Qualsiasi racconto che fanno di te deve essere letto attentamente e anche utilizzato. E’ molto bello quando applichi i consigli dei clienti e li ringrazi.
Cogliere i suggerimenti. È il caso raccontatomi direttamente dallo chef Renato Rizzardi, patron della Locanda di Piero, a Vicenza. In una certa fase della sua attività, ha cominciato a analizzare le recensioni. Si è accorto che le maggiori critiche erano rivolte all’interior design della sala: in tanti si sarebbero aspettati un ambiente più attuale e accogliente. Con il maître Sergio Olivetti, ha cominciato quindi a lavorare su questo, realizzando delle ristrutturazioni, come suggerito dai clienti.
Ecco! Questa è la prima regola: il ristoratore intraprendente, il ristorante digitale deve ascoltare e poi cercare di comunicare nei luoghi dove sono i clienti, anche quelli che ancora non ha raggiunto, soprattutto quelli.
E quindi oggi è importante avere un sito web, una presenza online istituzionale. Un luogo di proprietà dove esporre il Menù, le informazioni più richieste dall’utente. Anche una presenza sui Social risulta necessaria. Ahimè oggi i Social Media sono in un momento di transizione – evoluzione o involuzione non so – e più difficili da gestire. Ma è sicuramente è necessario essere presente su Facebook dove ci sono ancora molti utenti attivi. E su Instagram dove utilizzare il visual marketing per fare storytelling. Poi è fondamentale investire attenzione e tempo nelle mappe locali, un strumento attraverso cui sviluppare strategie.
E in quest’ottica quali sono le realtà che ti colpiscono oggi? Ci fai qualche esempio di chi sta facendo un ottimo lavoro?
Nel libro Digital Food Marketing. Guida pratica per ristoratori intraprendenti, ho presentato tantissimi casi di studio. Per ogni argomento ci sono tre/quattro casi di studio oppure case history, racconti della storia di brand, ristoratori, colleghi e consulenti, clienti. Ne propongo altri nei miei interventi a eventi, nelle lezioni allo ITS di Jesolo, allo I.A.T. di Cernobbio, piuttosto che alla ALMA Scuola internazionale di Cucina Italiana. Ho sempre bisogno di trovare materia prima a km 0 🙂 Studio moltissimi casi e cerco di scovarne sempre di nuovi.
E quindi ho trovato storie molto interessanti che ora vi elenco sinteticamente:
Per l’idea nuova e per la capacità progettuale di declinare l’identità e raccontare la storia: Miscusi. Un concept innovativo dedicato alla pasta fresca, un prodotto che in Italia viene dato per scontato. Mi piace molto anche come declinano la loro comunicazione soprattutto sui social.
Altri che vorrei citare sono ristoratori intraprendenti come lo chef Mirko Cogo de Il Pesciolino di Genova. Oppure la brillante posizione all’interno del portale di recensioni Tripadvisor di All’Antico Vinaio di Firenze. Sono due ristoratori che hanno decisamente capito l’importanza dell’ascolto e della relazione.
Un altro caso che mi piace molto e che sto seguendo è il progetto curatissimo di Brand Identity con la scelta dei colori, declinati in ogni piccolo dettaglio anche nel nuovissimo sito web di SalentOsteria, in provincia di Lecce, che soffriva della sindrome di ristorante alberghiero e della stagionalità, problema di tante località ad alta vocazione turistica. Abbiamo fatto un accurato lavoro in cui il ristoratore si è messo in prima persona. Un atteggiamento positivo per capire e conoscere, non per fare da solo, ma per saper gestire, scegliere, decidere la direzione verso cui andare.
Per Facebook cito senza dubbio Trippa Milano. I fiorentini Fratelli Cuore, la pizzeria aperta h24 mi piace molto per la capacità di essere sempre sul pezzo, sempre attuale. Su Instagram menzione d’onore per Beato Te che lavora davvero bene.
Anche per questa terza edizione, siamo felici di averti relatrice a Cibiamoci: quali sono le aspettative per questo evento e soprattutto il contributo che vuoi portare a Cibiamoci 2018?
Dicevo scherzosamente a Pietro e Mariachiara, founder di Cibiamoci, che sono sempre stata presente dalla prima edizione e spero di non essere invadente. Non potrò ripetermi né essere noiosa. Dovrò darci davvero dentro per inventarmi qualcosa di divertente e risultare fresca 🙂
Per questo ho pensato un percorso rapido in 11 passaggi che dia una visione di tutto quello che serve a un ristorante per comunicare al meglio. Faremo una panoramica su strumenti e strategie, darò indicazioni su ciò che necessita maggior attenzione, analizzeremo la situazione attuale e le opportunità per abbracciare il futuro e intercettare nuovi e innamorati clienti.
Ti ringraziamo Nicoletta per gli spunti che ci hai dato oggi e non vediamo l’ora di ascoltarti a Cibiamoci Festival.
D’accordo… l’avete voluto voi! 🙂